martedì 7 febbraio 2012

La storia di Giona


Un giorno Dio scelse Giona come suo profeta. 
Giona si sentì chiamare e Dio gli disse: “Svegliati! Alzati e va’ a Ninive e avverti tutti gli abitanti che devono smettere di comportarsi male”.
Ninive era infatti una città in cui le persone si comportavano male e Dio voleva che smettessero di comportarsi così per riuscire a stare meglio insieme.
Giona ebbe paura di recarsi in quella città: se lo avessero messo a tacere comportandosi male anche con lui? Per questo decise di fuggire e di nascondersi da Dio. Così si imbarcò in una nave diretta a Tarsis, una città situata nella direzione opposta a quella di Ninive.
Durante la navigazione, però, mentre Giona se ne stava a dormire sotto coperta, si levò un forte vento che lacerò le vele e si scatenò una tempesta così forte che mise in pericolo la nave. I marinai si misero ognuno ad invocare il proprio Dio perché facesse cessare la tempesta e loro potessero salvarsi. Mentre gettavano in mare tutto il carico perché la nave potesse galleggiare meglio, si accorsero che Giona era tranquillo addormentato e gli chiesero come mai anche lui non pregasse il suo Dio, non era preoccupato come loro della sua sorte? Giona rispose loro che sapeva di essere lui la causa della tempesta: Dio gli aveva chiesto di fare qualcosa e lui era fuggito per non farlo. Loro allora gli chiesero se sapeva cosa potevano fare perché la tempesta si calmasse e Giona suggerì che lo gettassero in mare. All’inizio i marinai non vollero farlo, gettare un uomo in mare per far placare la tempesta? Ma quando videro che il mare diventava sempre più forte, lo presero e lo gettarono in mare. Subito la tempesta si placò!
In mare Giona fu inghiottito da un grosso pesce, e nel suo ventre  rimase tre giorni e tre notti. Anche lì dormì, ma dopo un po’ si stancò di stare solo a dormire dentro la pancia del pesce, allora si mise a invocare Dio chiedendogli di farlo uscire. Dio così comandò al pesce, e il pesce rigettò Giona sulla spiaggia del paese da cui era partito. Giona capì che non doveva sottrarsi al compito che gli era stato assegnato e si decise ad andare nella città di Ninive a parlare al re e a tutti i suoi abitanti.
I cittadini di Ninive cedettero a quello che diceva Giona e decisero di cambiare il loro comportamento. Per questo Dio decise di risparmiare la città e di non distruggerla.
Giona aveva parlato dicendo che la città di Ninive sarebbe stata distrutta per indurli a smettere di comportarsi male e, dal momento che invece la città era stata risparmiata pensò che l’avrebbero creduto uno sciocco che diceva cose che poi non sarebbero successe. Si lamentò di questo con Dio, accusandolo di avergli fatto dire cose che poi non aveva mantenuto. Allora arrabbiato si fermò poco distante dalla città ad aspettare di vedere cosa sarebbe successo e se Dio avesse distrutto la città.
Dio fece crescere vicino a Giona una pianta di ricino perché potesse ripararsi dal sole, e Giona ne rimase molto contento. Ma il giorno dopo Dio mandò un verme a mangiare la pianta, che si seccò. Giona rimase sotto il sole cocente e contrariato disse a Dio che avrebbe preferito morire: Dio non aveva fatto quello che gli aveva detto e in più aveva distrutto la pianta che aveva fatto crescere. Dio gli chiese perché si dava pena per quella pianta, che non aveva piantato lui e per la quale non aveva fatto nessuna fatica, e non capiva lui che aveva deciso di risparmiare la città di Ninive, era stato capace di un atto di amore verso gli abitanti di della città.

Perchè Giona?


Il nome dell'Associazione, Jonas, prende le sue origini a partire dalla figura biblica di Giona, la cui storia è narrata dalla Bibbia nel Libro dei Profeti.

Ma chi è Giona? Cosa ci racconta la sua storia da un punto di vista laico? Perché raccontiamo la storia di Giona nelle classi?

Nella presentazione del personaggio in classe ai bambini utilizziamo l’immagine di un uomo che sta correndo, scappando da qualcosa. 

Il capitolo della Bibbia dedicato a Giona si apre col termine ebraico Kum, svegliati! Giona viene svegliato dal tran tran della sua vita quotidiana da una chiamata dalla quale fugge. Giona fugge dall’assunzione del proprio compito, evitando così la possibilità di responsabilizzazione e la realizzazione del proprio destino. Fugge e dorme di un sonno stordito, un sonno senza sogni, un sonno che gli permette di non ascoltare il suo desiderio e non realizzarlo. Un po’ come nella nostra vita oggi ci troviamo a vivere sommersi di impegni ed oggetti che ci fanno perdere di vista quello che è il nostro desiderio.
Addirittura alla nuova chiamata di Dio, che si realizza con lo scatenamento della tempesta, Giona preferisce essere buttato in mare piuttosto che ascoltare. Preferisce la morte, una volontà che va nella direzione opposta a quella vitale del desiderio. La storia di Giona mette così in luce un paradosso, come è possibile preferire lo stordimento piuttosto che una vita animata dal desiderio?
Ma finalmente qualcosa di nuovo succede, dopo tre giorni trascorsi nella casa che è diventata la sua prigione, la pancia del pesce: sente voglia di libertà, invoca aiuto, chiede che gli sia restituita la vita.


Giona è un uomo che ha paura di affrontare la  vita e delle relazioni con le altre persone, un uomo che si nasconde alla realizzazione del proprio destino, del proprio desiderio.
Ai bambini spieghiamo che ascoltando la storia che racconteremo loro, possono pensare che Dio sia un personaggio che rappresenta gli adulti e Giona sia uno di loro.
Poi spieghiamo loro che siamo persone che lavorano con i bambini per aiutarli a realizzare i loro sogni e a stare bene con gli altri.

Il Progetto

"Giocare a vivere" nasce dall'esperienza, maturata dal 2003, di lavoro con gli insegnanti e con i bambini della scuola primaria con il progetto "Crescere a scuola insieme".

La struttura del progetto prevede la descrizione della classe, l'osservazione diretta e la progettazione di giochi in cui i bambini si potranno sperimentare. Obiettivo del progetto è rendere consapevole l'insegnante di quanto sia importante per la classe che la parola circoli. Ogni gioco va pensato "su misura" come un vestito, deve rispettare e cogliere la particolarità della classe, essere pensato e progettato secondo quanto emerso dai racconti preziosi delle insegnanti e secondo quanto sperimentato durante l'osservazione. Scopo dell'osservazione è vedere come il gruppo reagisce ad una presenza adulta ed estranea. Dunque il gioco dei bambini viene preparato con cura dagli adulti. Una cosa a cui teniamo è che a condurre i giochi sia l'insegnante, protagonista attiva insieme ai bambini. Una volta terminati i giochi, che si svolgeranno in incontri di un'ora e mezza - due, un incontro con le insegnanti chiuderà l'esperienza.
Parallelamente "Giocare a vivere" ha attenzione anche per i genitori offrendo loro uno spazio di parola di gruppo e uno spazio di ascolto individuale.
Il progetto è in corso, dunque potrete leggere nelle pagine del blog l'andamento dei lavori!

Jonas Onlus



Jonas Onlus è un’Associazione nata nel 2003 con lo scopo di favorire la promozione di iniziative di ricerca, formazione e intervento sui Nuovi Sintomi del disagio contemporaneo (anoressie-bulimie, dipendenze, attacchi di panico, depressioni, disturbi psicosomatici, nuove tossicomanie, disagio della famiglia) e opera sul territorio nazionale con sedici sedi. L’équipe di Bologna è sempre stata sensibile al disagio giovanile, alle trasformazioni delle famiglie e al disagio educativo. L’interesse e lo studio hanno portato a sviluppare un nuovo dipartimento “Petit Jonas” che si occupa nello specifico dei disagi psicologici infantili, oggi sempre più in aumento.