giovedì 14 giugno 2012

Con i genitori


Come accennavamo in uno dei primi post del blog, il nostro progetto ha dedicato una parte del lavoro anche ai genitori, offrendo loro uno spazio di parola di gruppo e uno spazio di ascolto individuale.
Per noi, come è importante coinvolgere le insegnanti nel lavoro a scuola con i bambini, è doveroso prestare attenzione anche alle principali figure di riferimento dei bambini.

Per i genitori abbiamo pensato ad uno spazio di gruppo per consentire loro di potersi confrontare sulle problematiche comuni che si trovano a dover affrontare. Spesso infatti, proprio grazie all’esperienza e ai consigli di un altro genitore, possono essere chiarite o affrontate delle questioni che prima preoccupavano.
Abbiamo proposto di lavorare in piccoli gruppi per consentire ad ogni singolo partecipante di poter apportare il proprio contributo personale e per far sì che la parola circolasse, permettendo l’approfondimento e lo scambio personale.
Per quei genitori che avessero voluto un ascolto in riservatezza abbiamo offerto uno spazio nel quale potersi confrontare individualmente con uno psicologo di Petit Jonas.

Gli incontri si sono svolti nella Scuola Elementare Marsili, ma hanno partecipato genitori provenienti da varie Scuole.
I genitori che hanno scelto di partecipare a quest’esperienza hanno potuto confrontarsi su tematiche diverse, da quelle legate alla particolarità della relazione con i propri figli a quelle “universali” rispetto al ruolo del genitore. L’obiettivo del lavoro non è stato quello di offrire soluzioni “preconfezionate”, standard, su come educare il proprio figlio, ma è stato quello di valorizzare la particolarità di ogni genitore e di ogni figlio. Ogni genitore ha infatti il proprio stile e la propria passione e ha avuto l’opportunità di iniziare a cercare, anche grazie al confronto con gli altri, una soluzione particolare alle questioni che lo preoccupano.

giovedì 7 giugno 2012

Cavalieri si diventa!




Il percorso fatto insieme alla IIA della scuola Cesana si è incentrato sulle qualità possedute sia dalle insegnanti che dai bambini. Le tre insegnanti della classe che hanno partecipato al progetto hanno donato ai bambini ognuna una propria qualità che loro potessero usare per star bene a scuola. Nel primo gioco l’insegnante di Italiano, riconoscendo come propria la caratteristica dello Stile ne ha fatto dono ai bambini nominandoli cavalieri dello stile. Ogni bambino prima però ha dovuto dare prova di saper costruire qualcosa insieme ad un compagno usando solo tre strumenti e scatenando la fantasia! Nel secondo l’insegnante di storia ha donato ad ogni bambino la caratteristica del Tempo. La prova da superare per essere cavalieri era fare un disegno che rappresentasse un ricordo del passato, un attimo del presente e un sogno per il futuro.

Nel terzo l’insegnante di matematica, riconoscendo come propria la caratteristica della tenacia li ha nominati cavalieri dopo che ognuno avesse costruito uno scudo su cui avrebbe incollato tre simboli, ogni simbolo rappresentava una caratteristica che il bambino pensava di avere. Ogni gioco ha avuto un momento di condivisione in cui ogni bambino ha mostrato e descritto agli altri il lavoro fatto, spiegando i simboli o mostrando le invenzioni e i disegni, a seconda della prova che si doveva superare. E alla fine è stato costruito uno scudo di gruppo con i simboli delle qualità della classe.  

Strega o principessa?...Stregone o principe?


Nella IIB della scuola Cesana abbiamo deciso di iniziare i giochi raccontando la storia di Fosca e Tosca rispettivamente una strega costretta a comportarsi da principessa e una principessa costretta a comportarsi da strega. Ai bambini nel primo gioco è stato chiesto di identificarsi in una o nell’altra e di spiegare ai compagni il perché. Il risultato è che tutti i maschi hanno scelto di identificarsi nello stregone mentre tra le bambine prevale la principessa. In realtà ognuno di noi è un po’ stregone un po’ principe, le due parti coesistono, i bambini però avvertono come preponderante la parte che nel gioco abbiamo nominato come “dello stregone”, la parte di sé un po’ cattiva. Una considerazione da fare secondo noi è: come mai tanti stregoni contenti di esserlo e nessun principe? Dov’è la sublimazione? Dove sono gli adulti che orientano verso la trasformazione dello stregone in principe? C’è dunque da lavorare affinchè i bambini siano liberati dall’imperativo sociale “godi!” e pre far questo gli adulti devono dare regole chiare, messaggi univoci e non ambigui che li aiutino a distinguere il bene dal male. Non sei “figo” se fai lo stregone ma lo sei se ti comporti di più da principe!

martedì 5 giugno 2012

La forza della parola

Alle scuole Don Milani abbiamo lavorato in una seconda, una classe viva, accogliente e caratterizzata da avvenimenti che ne costituiscono già una storia specifica. Una classe che nei giochi ha sperimentato un va' e vieni dalle azioni alle parole, che ha mostrato il valore che la parola e l'ascolto possono avere per i soggetti che compongono una classe.


Siamo partiti da "La spada nella roccia": tutti in cerchio intorno alla roccia con la spada, creata dal piglio artistico e dalle mani ingegnose dell'insegnante Isabella, guardate che bella!!
I bambini hanno riflettuto su cosa vorrebbero difendere da cavalieri in possesso di quella spada.


Poi c'è stato un momento di lavoro in collaborazione per costruire degli oggetti in gruppo: ne sono uscite bellissime creazioni e i bambini si sono accorti di quanto sia difficile collaborare per realizzare qualcosa unendo le idee di ogni componente del gruppo.
Alcuni di loro hanno anche disegnato il momento in cui hanno presentato la loro invenzione alla classe e quello in cui la stavano costruendo!












L'ultimo gioco è stata una lotta cavalleresca, dei veri e propri round in cui ad essere valutati sono stati non solo la forza dei gareggianti, ma anche il coraggio e lo stile del "combattimento", caratterististiche che hanno orientato la nomina a "Cavaliere dell'Ordine della IIA" ricevuta da ogni bambino per la qualità in cui è risultato vincente. Non senza sorprese per chi si credeva forte ed è risultato coraggioso o con un buon stile e viceversa!

Ringrazio di cuore la IIA del bellissimo libro di disegni che mi ha donato al momento del nostro saluto alla fine dei giochi, sono così belli che devo caricarne almeno alcuni!


 

lunedì 14 maggio 2012

Rimbocchiamoci le maniche!


I giochi fatti insieme alle insegnanti e ai bambini della IIIA della scuola Marsili sono stati Totem, Baratto e Isola nell’intento di creare un percorso che andasse dall’esplorare le caratteristiche personali di ognuno, allo scambio reciproco e alla cooperazione:  “Ti dono la qualità che io ho e che a te manca, ricevo in dono da te la qualità che tu hai e che a me manca” e alla fine un gioco che li vede alle prese con lo spirito di gruppo, in cui autogestione e capacità di mediare sono le doti che potrebbero garantire la sopravvivenza su un’isola deserta senza adulti! Ma se leggere su un blog di isole deserte ci fa vagare con la fantasia verso paradisi incontaminati e luoghi non ancora civilizzati, ciò che è emerso dal lavoro con la IIIA ci riporta prepotentemente alla nostra società. Sono emersi infatti alcuni aspetti che la società in cui viviamo enfatizza all’esasperazione come la competitività, l’attenzione alla prestazione, a scapito di sentimenti di solidarietà, amicizia e autoconsapevolezza. Da anni ormai Jonas studia quei cambiamenti sociali che ci hanno portati al consumismo, ad avere poco tempo per riflettere sui nostri desideri e sulle nostre attitudini, poco tempo per seguire le inclinazioni personali anche se dovessero andare contro lo stile di vita che questa società cerca di imporci. È una società che ci vuole tutti uguali, tutti dediti al consumo e alla prestazione e poco al pensiero controcorrente che faccia venir fuori la nostra soggettività. È emerso che anche i bambini risentono di questo clima e che la misura della prestazione corre il rischio a volte di essere confusa con la misura del valore di ognuno.

Cosa si può fare? Qual è il compito degli adulti nel contesto sociale odierno? 
Mettersi insieme e lavorare! Scuola e famiglia hanno il compito di cooperare per creare un clima che permetta ai bambini di sentire meno la pressione dell’Altro sociale e di essere…bambini!

Buon lavoro allora! Siamo con voi!!

mercoledì 9 maggio 2012

UNA CLASSE PICCINA PICCINA


Ecco che per me si apre un mondo nuovo, “piccoli bambini che giocano, disegnano, si divertono”.  Ecco la prima impressione che ho avuto entrando nella 1°A della scuola Marconi di Villanova di Castenaso.

Il racconto di Giona è piaciuto molto ai bambini, per questo motivo si è deciso di giocare con loro, si, giocare ad interpretare la storia di Giona, chi ha preferito personificare Giona, chi la balena, chi il capitano e così via. Poi, ancora su Giona ma con qualcosa di nuovo, qualcosa di particolare, “Cosa fareste voi se la balena vomitasse Giona in questa classe? ”. In questo modo si è dato spazio ai piccoli di poter disegnare e successivamente mettere in parola, dicendo la loro opinione, a volte facendo un po’ fatica a volte molto naturalmente.

Tramite il disegno i bambini hanno dato spazio alla loro creatività, alla loro immaginazione e devo dire, sono stati proprio bravi! Ringrazio i bambini e le insegnanti per questa bellissima esperienza!

giovedì 3 maggio 2012

- Cipì…cipì, voglio uscire di qui!- gridava lui…


Gli incontri con le insegnanti e con i bambini della IA della scuola Marsili sono stati incentrati su quanto è difficile per i piccoli uccellini lasciare il nido caldo e accogliente, questa è la metafora che descrive una delle caratteristiche di questa classe e che ci ha accompagnato nel percorso di giochi.
Abbiamo scelto il racconto di Mario Lodi “Cipì”, un uccellino piccolo e curioso di vedere il mondo che stava fuori dal nido e oltre le ali calde e protettive della mamma.


Dopo il racconto della storia, reso suggestivo e partecipato dalla maestra, i piccoli uccellini si sono immedesimati in Cipì entrando dentro il nido preparato per loro, un nido colorato e abbastanza grande da contenerli tutti!
Come ti senti a stare dentro al nido? E fuori? Quali potrebbero essere i vantaggi di essere usciti dal nido? Cosa c’è fuori che fa paura?.. quante cose su cui riflettere! E quante cose da disegnare!
Il secondo passaggio ha visto i piccoli uccellini attori, in gruppi hanno interpretato il personaggio della storia con cui più si identificavano: Cipì, Chiccolaggiù, Beccoduro, Nastro d’argento, Palla di fuoco e hanno inventato una storia che lo aveva come protagonista.


Per separarsi a volte i bambini usano degli oggetti che caricano di valore affettivo, quegli oggetti sono molto importanti perché rappresentano qualcuno che fisicamente in quel momento non c’è ma che simbolicamente fa sentire la sua presenza, sono quegli oggetti che Winnicott chiamerebbe transazionali, che accompagnano il bambino in un passaggio da una situazione ad un’altra e può piano piano costruire la sua indipendenza. Il terzo gioco si è incentrato dunque sul disegno dell’oggetto preferito da ognuno e tutti i disegni poi sono stati usati per inventare una storia. 

…Abitava isolata la Popolazione Rumorosa…


Racconterò in questo post l’avventura vissuta insieme agli abitanti della IIA della scuola elementare Mazzini.

Arrivata con un atterraggio d’emergenza su un’isola sperduta in mezzo all’oceano, mi sono imbattuta negli unici abitanti del posto che mi hanno accolta presentandosi come la Popolazione Rumorosa. Ho potuto osservare fin da subito una grande varietà di nomi, culture, facce di bambini molto diverse tra di loro e che non stavano ferme un attimo né tanto meno in silenzio.

Iniziamo il nostro percorso da una fiaba di Gozzano raccontata dall’insegnante che ha condotto i giochi, la fiaba di Nevina e Fiordaprile, una principessa e un principe che appartenevano a due regni molto diversi tra loro e poco compatibili: il regno dell’inverno e il regno della primavera. La principessa Nevina apprende un giorno da una rondine, che esiste un mondo diverso dal suo pieno di fiori e colori, incuriosita Nevina si avvicina ma capisce presto che per quanto bello, quel mondo non è il suo e torna a casa. Stare insieme non sempre vuol dire fondersi, omologarsi, amalgamarsi, a volte due culture possono stare vicine senza però partecipare mai l’una alla vita dell’altra perché questo è nella loro natura. Un finale alternativo creato da loro vedeva invece Nevina e Fiordaprile insieme nonostante le difficoltà!

Con il gioco del Totem e dell’Autototem si sono scoperti animali e qualità sia proprie che dell’altro. Il gruppo è costituito da singoli che a volte hanno bisogno di una mano per conoscersi! E dulcis in fundo la popolazione Rumorosa ha cercato delle soluzioni per stare meglio insieme, per esempio i bambini hanno detto che: può servire l’amicizia, è necessario osservare le regole, è opportuno ascoltare i consigli degli adulti ma anche dei compagni o di bambini esterni alla classe. Se si vuole un clima sereno è necessario che ognuno contribuisca! L’ultimo giorno abbiamo scritto tutte le soluzioni alla lavagna e un bambino ha detto: in effetti queste soluzioni potrebbero andar bene anche per noi e non solo per la popolazione Rumorosa!

lunedì 30 aprile 2012

Nella IV A di Villa Torchi “L’UNIONE FA LA FORZA”

Quando ci presentiamo nelle classi consegniamo loro una scatola in cui potranno raccogliere tutto quello che viene prodotto durante i giochi con noi: disegni, pensieri scritti, creazioni varie..una scatola che conterrà tutti i tesori di quel gruppo-classe. La IV A ha fatto diventare propria questa scatola personalizzandola con dei disegni, alcuni dei quali raccontano la storia di Giona, altri la decorano con la fantasia degli autori. Guardate sono bellissimi!




In questa classe abbiamo fatto un viaggio che ha fatto partire il gruppo dalla riflessione sulle proprie caratteristiche e su quelle dei compagni per arrivare a misurarsi su come ce la si può cavare senza gli adulti che guidano e organizzano la propria vita. All’inizio non è stato facile discutere democraticamente con i compagni per trovare un’organizzazione che permettesse loro di sopravvivere a quest’avventura fantastica, ma pian piano hanno cominciato a sperimentare la possibilità di prendere parola in prima persona e un loro modo di decidere in gruppo.
I bambini di questa classe si trovano in un’età di passaggio dall’infanzia, momento in cui si costituisce l’immagine di sé di riflesso allo sguardo e alle aspettative degli adulti di riferimento, all’adolescenza, il primo tempo in cui un soggetto può incontrare il proprio desiderio, la propria unicità. È doveroso ringraziare l’insegnante Mariella per essersi lasciata sorprendere, durante i giochi, dalle invenzioni della classe, invenzioni che permettono ai bambini di sperimentare e trovare un loro modo di stare nel mondo e di relazionarsi agli altri.
I bambini di questa classe si stanno avviando a lasciare la Scuola Primaria per cominciare quella Secondaria, un passaggio importante per il quale facciamo loro un grande “in bocca al lupo”!!


martedì 3 aprile 2012

"LE REGOLE SERVONO PER STARE BENE CON GLI ALTRI"

Nella IIIA della scuola Giordani è stato proprio bello lavorare! Si sono presentati come una classe “aperta”, composta da bimbi curiosi e insegnanti accoglienti, abituati ad avere in classe nuove presenze come tirocinanti e stagisti, soliti trascorrere le ore di insegnamento con la porta aperta!
Con loro abbiamo proposto per cominciare il gioco dell’”Isola” e quello del “Messaggio in bottiglia”: i bambini hanno intrapreso entusiasti e coinvolti questo viaggio immaginario dimostrando voglia di mettersi in gioco, capacità di discussione democratica e desiderio di stare bene insieme ai compagni e agli adulti.
La loro capacità di mettersi in discussione e il loro interesse a comprendere sono emersi con chiarezza nell’ultimo gioco, quello dei "Favorevoli o contrari", in cui si sono domandati se “si può vivere senza regole”, se “si può essere amici dei compagni di classe” e se “i maschi e le femmine possono andare d’accordo”. Domande molto difficili per le quali solo la prima sembra aver trovato la soluzione accettata quasi all’unanimità che “le regole servono per stare bene con gli altri”. Da queste questioni ne sono nate altre che le insegnanti riprenderanno insieme ai bambini e magari noi riprenderemo con loro il prossimo anno!

Ci complimentiamo con le insegnanti di questa classe per il loro entusiasmo e per la capacità di mettersi in gioco che hanno dimostrato ognuna a suo modo!
Intanto buon lavoro e fateci sapere com’è andata!!

CURIOSITA' SUI GIOCHI IN UNA PRIMA

Abbiamo concluso i giochi nella IB della scuola Villa Torchi, una classe di bambini che si stanno conoscendo in cui le insegnanti stanno lavorando con passione perché si crei un gruppo affiatato. Abbiamo cominciato a lavorare con loro attraverso il racconto, la drammatizzazione e l’elaborazione con disegni di  alcune storie, per poi arrivare alla creazione di una storia della classe e, seguendo la proposta delle insegnanti, la realizzazione di un libro con i disegni e le storie realizzate dai bambini!


La prima storia utilizzata è stata quella narrata dalla filastrocca “Il trionfo dello zero” di Gianni Rodari: nessuno voleva la compagnia del signor Zero, ma un giorno si fece coraggio e offrì un passaggio al signor Uno e tutti gli altri vollero la compagnia del signor Zero perché “si erano accorti che con lui accanto l’uno diventava un dieci!” come hanno commentato i bambini.


Poi c’è stato il racconto di Guido Gozzano “Piumadoro e Piombofino”, che i bambini hanno commentato dicendo che “gli amici sono importanti e possono aiutarci quando qualcosa non va!”



Alla fine ognuno ha disegnato e raccontato una sua storia: ne sono usciti racconti belli, ricchi e diversi, tra i quali uno in particolare ha come protagonisti le insegnanti e la classe: “Ci sono dei serpenti che vanno a prendere i bimbi e li mangiano e mangiano anche le maestre. Il bambino che ha fatto il disegno non viene mangiato e non aiuta i bambini e le maestre a non essere mangiati. Poi i serpenti vanno a passeggiare dietro una casa..” Proprio questa storia potrebbe essere l’inizio della storia della classe, la storia raccontata da un bambino e continuata uno ad uno da ognuno dei componenti: che storia sarà? Che finale avrà?

martedì 7 febbraio 2012

La storia di Giona


Un giorno Dio scelse Giona come suo profeta. 
Giona si sentì chiamare e Dio gli disse: “Svegliati! Alzati e va’ a Ninive e avverti tutti gli abitanti che devono smettere di comportarsi male”.
Ninive era infatti una città in cui le persone si comportavano male e Dio voleva che smettessero di comportarsi così per riuscire a stare meglio insieme.
Giona ebbe paura di recarsi in quella città: se lo avessero messo a tacere comportandosi male anche con lui? Per questo decise di fuggire e di nascondersi da Dio. Così si imbarcò in una nave diretta a Tarsis, una città situata nella direzione opposta a quella di Ninive.
Durante la navigazione, però, mentre Giona se ne stava a dormire sotto coperta, si levò un forte vento che lacerò le vele e si scatenò una tempesta così forte che mise in pericolo la nave. I marinai si misero ognuno ad invocare il proprio Dio perché facesse cessare la tempesta e loro potessero salvarsi. Mentre gettavano in mare tutto il carico perché la nave potesse galleggiare meglio, si accorsero che Giona era tranquillo addormentato e gli chiesero come mai anche lui non pregasse il suo Dio, non era preoccupato come loro della sua sorte? Giona rispose loro che sapeva di essere lui la causa della tempesta: Dio gli aveva chiesto di fare qualcosa e lui era fuggito per non farlo. Loro allora gli chiesero se sapeva cosa potevano fare perché la tempesta si calmasse e Giona suggerì che lo gettassero in mare. All’inizio i marinai non vollero farlo, gettare un uomo in mare per far placare la tempesta? Ma quando videro che il mare diventava sempre più forte, lo presero e lo gettarono in mare. Subito la tempesta si placò!
In mare Giona fu inghiottito da un grosso pesce, e nel suo ventre  rimase tre giorni e tre notti. Anche lì dormì, ma dopo un po’ si stancò di stare solo a dormire dentro la pancia del pesce, allora si mise a invocare Dio chiedendogli di farlo uscire. Dio così comandò al pesce, e il pesce rigettò Giona sulla spiaggia del paese da cui era partito. Giona capì che non doveva sottrarsi al compito che gli era stato assegnato e si decise ad andare nella città di Ninive a parlare al re e a tutti i suoi abitanti.
I cittadini di Ninive cedettero a quello che diceva Giona e decisero di cambiare il loro comportamento. Per questo Dio decise di risparmiare la città e di non distruggerla.
Giona aveva parlato dicendo che la città di Ninive sarebbe stata distrutta per indurli a smettere di comportarsi male e, dal momento che invece la città era stata risparmiata pensò che l’avrebbero creduto uno sciocco che diceva cose che poi non sarebbero successe. Si lamentò di questo con Dio, accusandolo di avergli fatto dire cose che poi non aveva mantenuto. Allora arrabbiato si fermò poco distante dalla città ad aspettare di vedere cosa sarebbe successo e se Dio avesse distrutto la città.
Dio fece crescere vicino a Giona una pianta di ricino perché potesse ripararsi dal sole, e Giona ne rimase molto contento. Ma il giorno dopo Dio mandò un verme a mangiare la pianta, che si seccò. Giona rimase sotto il sole cocente e contrariato disse a Dio che avrebbe preferito morire: Dio non aveva fatto quello che gli aveva detto e in più aveva distrutto la pianta che aveva fatto crescere. Dio gli chiese perché si dava pena per quella pianta, che non aveva piantato lui e per la quale non aveva fatto nessuna fatica, e non capiva lui che aveva deciso di risparmiare la città di Ninive, era stato capace di un atto di amore verso gli abitanti di della città.

Perchè Giona?


Il nome dell'Associazione, Jonas, prende le sue origini a partire dalla figura biblica di Giona, la cui storia è narrata dalla Bibbia nel Libro dei Profeti.

Ma chi è Giona? Cosa ci racconta la sua storia da un punto di vista laico? Perché raccontiamo la storia di Giona nelle classi?

Nella presentazione del personaggio in classe ai bambini utilizziamo l’immagine di un uomo che sta correndo, scappando da qualcosa. 

Il capitolo della Bibbia dedicato a Giona si apre col termine ebraico Kum, svegliati! Giona viene svegliato dal tran tran della sua vita quotidiana da una chiamata dalla quale fugge. Giona fugge dall’assunzione del proprio compito, evitando così la possibilità di responsabilizzazione e la realizzazione del proprio destino. Fugge e dorme di un sonno stordito, un sonno senza sogni, un sonno che gli permette di non ascoltare il suo desiderio e non realizzarlo. Un po’ come nella nostra vita oggi ci troviamo a vivere sommersi di impegni ed oggetti che ci fanno perdere di vista quello che è il nostro desiderio.
Addirittura alla nuova chiamata di Dio, che si realizza con lo scatenamento della tempesta, Giona preferisce essere buttato in mare piuttosto che ascoltare. Preferisce la morte, una volontà che va nella direzione opposta a quella vitale del desiderio. La storia di Giona mette così in luce un paradosso, come è possibile preferire lo stordimento piuttosto che una vita animata dal desiderio?
Ma finalmente qualcosa di nuovo succede, dopo tre giorni trascorsi nella casa che è diventata la sua prigione, la pancia del pesce: sente voglia di libertà, invoca aiuto, chiede che gli sia restituita la vita.


Giona è un uomo che ha paura di affrontare la  vita e delle relazioni con le altre persone, un uomo che si nasconde alla realizzazione del proprio destino, del proprio desiderio.
Ai bambini spieghiamo che ascoltando la storia che racconteremo loro, possono pensare che Dio sia un personaggio che rappresenta gli adulti e Giona sia uno di loro.
Poi spieghiamo loro che siamo persone che lavorano con i bambini per aiutarli a realizzare i loro sogni e a stare bene con gli altri.

Il Progetto

"Giocare a vivere" nasce dall'esperienza, maturata dal 2003, di lavoro con gli insegnanti e con i bambini della scuola primaria con il progetto "Crescere a scuola insieme".

La struttura del progetto prevede la descrizione della classe, l'osservazione diretta e la progettazione di giochi in cui i bambini si potranno sperimentare. Obiettivo del progetto è rendere consapevole l'insegnante di quanto sia importante per la classe che la parola circoli. Ogni gioco va pensato "su misura" come un vestito, deve rispettare e cogliere la particolarità della classe, essere pensato e progettato secondo quanto emerso dai racconti preziosi delle insegnanti e secondo quanto sperimentato durante l'osservazione. Scopo dell'osservazione è vedere come il gruppo reagisce ad una presenza adulta ed estranea. Dunque il gioco dei bambini viene preparato con cura dagli adulti. Una cosa a cui teniamo è che a condurre i giochi sia l'insegnante, protagonista attiva insieme ai bambini. Una volta terminati i giochi, che si svolgeranno in incontri di un'ora e mezza - due, un incontro con le insegnanti chiuderà l'esperienza.
Parallelamente "Giocare a vivere" ha attenzione anche per i genitori offrendo loro uno spazio di parola di gruppo e uno spazio di ascolto individuale.
Il progetto è in corso, dunque potrete leggere nelle pagine del blog l'andamento dei lavori!

Jonas Onlus



Jonas Onlus è un’Associazione nata nel 2003 con lo scopo di favorire la promozione di iniziative di ricerca, formazione e intervento sui Nuovi Sintomi del disagio contemporaneo (anoressie-bulimie, dipendenze, attacchi di panico, depressioni, disturbi psicosomatici, nuove tossicomanie, disagio della famiglia) e opera sul territorio nazionale con sedici sedi. L’équipe di Bologna è sempre stata sensibile al disagio giovanile, alle trasformazioni delle famiglie e al disagio educativo. L’interesse e lo studio hanno portato a sviluppare un nuovo dipartimento “Petit Jonas” che si occupa nello specifico dei disagi psicologici infantili, oggi sempre più in aumento.